Cenare in centro a Modena racchiude già in se significati e sensazioni che vanno oltre il semplice o solito appuntamento con la fame. Io, Mira e la piccola Valentina, raggiungiamo l’Antica Trattoria Cervetta, nell’omonima via, percorrendo corso Canalchiaro in direzione di Piazza Grande, circostanza che già suggerisce la posizione privilegiata del ristorante che ci ospiterà. La strada, i portici e gli antichi portoni ci guardano, ci accompagnano come vecchi amici che ti ricordano che non sei solo, ancor prima di sederti a tavola in compagnia. La temperatura è mite per essere in gennaio, l’aria è dolce, come in questi casi si usa dire in Campania, e la serata si preannuncia ideale sotto ogni punto di vista.
Una lunga tavolata ben imbandita ci ha accolti, in un ambiente come sempre elegante ma senza mettere a disagio, almeno secondo le mie aspettative ed abitudini, che considerano il giusto equilibrio testimonianza del vero buon gusto. Siamo in quattordici, e con usata attitudine alla presenza di tavoli e sedie, troviamo presto posto a sedere con casuale semplicità, solo condizionata da qualche comprensibile piccolo ritardo. Stefano, il deus ex machina di questo storico locale a due passi da Piazza Grande, ci accoglie con la consueta informale e attenta cordialità, tratto distintivo che è durato per tutta la nostra presenza e che ha dato alla cena un sapore di ritrovo quasi in famiglia, che ho molto apprezzato. Un ospite perfetto per la tutta la serata, che ha esercitato, con giusta dose di attenzione, efficienza e premura, con tempi di attesa delle pietanze ben contenuti. Si parte con un “assaggio” di antipasti, che potremmo definire numerosi e generosi, visto che ci siamo serviti senza mai dover lamentare assenze o desideri non confortati dalla qualità e quantità delle portate. I vassoi si susseguono a buon ritmo, e propongono polentine ai funghi, questi ultimi abbondanti e deliziosi, e al ragù con fagioli, e qui mi fermo per una mia personale considerazione. Il ragù modenese che ho conosciuto, e che ho più apprezzato, è quello in cui la nota di pomodoro colora la carne macinata di un rosso che, sebbene trovi essenziale per le mie abitudini campane, considero solitamente confortante, dal momento che colori meno vivi hanno spesso consegnato al mio palato un sapore troppo presente di grasso. Il macinato del ragù servito con l’antipasto, il cui sapore ho anche avuto modo di approfondire con le tagliatelle, pur non presentandosi così carico di rosso, come peraltro credo voglia la tradizione, è risultato assolutamente equilibrato e privo di sentore di grasso, davvero squisito. L’introduzione alla cena è proseguita con cestini di tigelle, di diametro un po’ ridotto rispetto al solito, circostanza che preciso sia in coerenza con la natura di antipasto della portata, sia perché non si pensi ad una nostra fame esagerata, visto che i cestini fumanti hanno raggiunto il nostro tavolo in sollecita frequenza. Ricco il tradizionale vassoio di accompagnamento, con prosciutto crudo, salame, coppa, prosciutto cotto al forno (correggetemi se ho interpretato male), parmigiano a scaglie, ciccioli frolli, pesto modenese (variante con pancetta) e cipolline in aceto balsamico. Il bis di primi è stato caratterizzato dal bel connubio di tagliatelle al ragù e tortelloni con gorgonzola e aceto balsamico, un matrimonio molto apprezzato.
A questo punto non poteva mancare una tappa obbligata, un classico dell’Antica Trattoria: la maxi cotoletta Cervetta, un piatto ricco, godurioso, dove la panatura, rigorosamente asciutta e croccante, si sposa con un florilegio di colori e di sapori, così com’è ricoperta di rucola, pomodorini, cipolla e aceto balsamico. Non tutti si sono sentiti di affrontare il secondo, preferendo dividere l’ordinazione per due, di sicuro non lo zoccolo duro di GM, che non può certo essere spaventato da un confronto che inorgoglisce stomaci a cui il palato rende la digestione senza paura. dolci in ordine sparso, con la zuppa inglese a fare da padrone, almeno sulla scorta delle immagini che ho raccolto di passaggio. Ho invece scelto di chiudere la cena preferendo un orzo al caffè scelto invece dalla maggioranza. Su apprezzata indicazione di Norby, abbiamo accompagnato la cena con un lambrusco di Sorbara dell’azienda agricola “Torre Tusini”, giustamente presentato come meno aspro di altre etichette dello stesso vino, e dunque più in grado di raccogliere il consenso di tutti, come è stato. E’ stata anche aperta una bottiglia di sangiovese di 14.50 gradi, la cui descrizione lascio all’eventuale contributo di chi lo ha assaggiato. Per i più allenati, alla fine sono state servite alcune grappe e del rum, giusto per sentirci tutti sull’isola del tesoro!.
Un grazie di cuore va dunque ai presenti, con i quali abbiamo trascorso, con la complicità dell’Antica Trattoria Cervetta e del suo patron Stefano, alcune ore in ottima compagnia. Ringrazio quindi tutti gli amici di GM presenti, che hanno contribuito a rendere bella e piacevole la serata, non ultimo adottando la piccola Valentina: Testapelata - cicioun - maurig - Betty1 - norby - Povero Marco - tata – Massimo, Mara, gi e reginalulu, mia moglie Mira e Valentina, che mi hanno accompagnato e condiviso come sempre. Un ringraziamento particolare va gi, che con passione e impegno non trascurabile, ha reso possibile quest’avventura, che continua ormai da quattordici anni.
Permettetemi, per concludere, una riflessione del tutto personale, sulle sensazioni vissute, prima, durante e dopo il nostro incontro. Gli anni trascorsi hanno visto una comunità in cui i protagonisti a volte cambiano ma, come ha confermato l’ultima tappa, un’identità sempre ispirata dallo stesso desiderio, semplice, spontaneo, tutto umano, di trascorrere una serata serena e conviviale. Una comunità che vede uniti dal piacere della compagnia, e della buona cucina, persone diverse, ciascuno con una sua storia e una sua quotidianità, col tempo che per tutti corre via, persone che però hanno il coraggio, di tanto in tanto, di dire basta, ci fermiamo, lasciando fuori dalla porta ciò che in fondo, almeno per una volta, non importa. Anche se poco ci conosciamo, questa sarà la nostra serata, il nostro tempo condiviso con chi domani sarà chissà dove. Eppure, questo trovarsi estemporaneo, come pure le testimonianze scritte e lasciate dalle nostre recensioni, diventa uno sguardo sui nostri tempi e sul nostro tempo, uno sguardo della memoria. Una traccia lasciata ad aspettare chi potrà forse ripercorrerla, guardando alla nostra esperienza come ad una propria esperienza, come profili che a tratti si uniscono, rendendoci simili, in un mondo in cui sintonia e condivisione sono quasi un miracolo.
Osservando la maturità e la semplicità con la quale la piccola Valentina partecipa alla cena, pur torturando la mite e paziente reginalulu, la guardo e mi accorgo che passato e presente si sovrappongono a formare quasi una figura unica, e non so più se è lei o piuttosto è la sua cara mamma Tanya, che tanto amava gli incontri di GM (https://www.gustamodena.it/visite.php?cod=15500), a sedere ancora una volta al nostro fianco, ma forse mi confondo. L’ultimo sguardo è ancora per la nostra nipotina, che partecipa al voto da consumata telespettatrice, sostenitrice di Borghese e Cannavacciuolo: “che parla come te zio”, e mi chiedo se siamo noi ad insegnarle la vita o invece è piuttosto lei a indicarci in quali angoli si nasconde.
Imperdibile!!!
[joy]
20/01/2020